Durante il documentario sulla vita di Ingrid Bergman, avvincente perchè montato con spezzoni di video girati dalla stessa attrice, spesso viene da pensare “Questa sī che era una femminista!” Per l’indipendenza e tempra della protagonista.

Ho visto il film al BFI a Londra, stesso luogo dove mesi fa discutemmo dopo la Prima di Suffragette, che era stata una vera “festa delle Donne” di tutte le donne giovani, mature, manager, impiegate, studentesse attrici: donne di tutte le provenienze che vorrebbero una vita migliore per tutte le donne.
Si sarebbe definita Ingrid femminista? Ho poi pensato. Forse no. Anche se indubbiamente lo era.

E ripensavo a come mai solo da pochi anni io mi definisca tale.
In Italia il copyright del termine ė stato requisito da gruppi di donne che ne hanno talvolta connotato il significato in modo esclusivo, spesso radicale, talvolta arrogante, molto elitario, dove ció che conta ė conoscere la Teoria Femminista.

Pensavo ai Paesi anglosassoni dove il femminismo ė di tutte e convivono pensiero radicale con Attivismo prodotto da donne “normali” che non appartengono ad alcun circolo.

Ma Femminismo è un termine libero e fortunatamente non puó ssere di uso esclusivo.
Io lo interpreto come l’offrire strumenti di emancipazione a chi lo desidera. Il successo del doc “Il Corpo delle Donne” e le migliaia di donne e ragazze che ci scrivono e con cui dibattiamo da anni in giro per l Italia ė segno che questo approccio ė apprezzato e arricchisce il termine femminismo di utilitå sociale.

“Una Zanardo al giorno leva il femminismo di torno”tuonava giorni fa una hooligan della rete; un’altra scriveva “ci tocca la Zanardo a rappresentarci”
“Tranqui ragazze” direbbero a scuola e dico io.
Se non vi vado bene, non seguitemi, io non leggo mai chi trovo inutile.
Datevi voi da fare.
Il tema ė peró un altro: siete voi che seguite questa pagina e leggete qui in maggioranza a non andare bene a queste Signore.
Voi che avete letto qui in un milione e mezzo un post sui bisogni delle donne anziane, voi che in 700mila condividete un post sul trovare forza e coraggio per andare a bere un aperitivo
da sole.
Voi non esistete, i vostri bisogni nemmeno, non siete comprese nel senso del femminismo elitario.
E sta tutta qui la ragione della sconfitta della sinistra che ormai fatica ad arrivare ad un 3%: sconfitta perchè abbiamo permesso che alcuni/e la monopolizzassero, rendendola quel luogo lontano dai bisogni della gente e allontanando a frotte milioni di persone.
L’h o visto bene da vicino attraverso l ‘esperienza della Lista Tsipras che avrebbe dovuto aggregare persone di buona volontå con il motto ” prima le persone” ed si ė rivelata poi un’accozzaglia di spocchiosi autoreferenziali e spesso incapaci.

Dunque FEMMINISMO ė privo di copyright, questa ė una buona notizia.
E dunque io mi definisco orgogliosamente e felicemente Femminista e voi ragazze che leggete appropriatevi del termine nel modo piú aperto, inclusivo, rivoluzionario e zero elitario che potete.
É il momento.