Anni fa, credo fosse il ’96, partecipai ad una missione umanitaria in Iraq. Vigeva l’embargo, significa che gli aerei non raggiungevano Baghdad. Arrivammo ad Amman e da lì raggiungemmo la capitale irachena in autobus tra mille peripezie e posti di blocco. Con me studiosi dell’Islam e medici. Partecipavo in qualità di ideatrice e regista di un documentario che volevo girare per non permettere che il Paese venisse dimenticato. Intenet non c’era, né i telefonini. Chiamare l’Italia era impossibile e quando giungemmo a Baghdad, ci accorgemmo di essere gli unici stranieri presenti.
Con alcune guardie che avevano ordine di seguire i nostri spostamenti, girammo per il PAese, che ancora non era stato completamente distrutto.
Ricordo le insegnanti, le scuole che volli visitare, gli intellettuali che vennero ad incontrarci.
Una notte riuscii ad assistere ad un incontro religioso dove i convitati entravano in un autoindotto stato alterato di coscienza: assistetti a riti che si incisero profondamente nella memoria.
Conosco e amo i Paesi mediorientali e tutto il nord Africa e sono sin da bambina appassionata dei Paesi islamici.
La prima volta che arrivai a Marrakesh, molti anni fa, sentii forte il profumo del gelsomino e pensai: “sono a casa”. Ho tratti del volto scuri, forti e spesso mi credono “una di loro”.
Sono stata l’unica donna occidentale presente ad un incontro delle donne islamiche al Cairo dove ho trascorso una notte al mercato di Kan Ka li li con una ragazza yemenita a parlare e ridere, io occidentale e lei velata ci intendevamo ome c fossimo amiche.
Unica italiana all’incontro di Essaouira delle donne del nord Africa.
Ho viaggiato sola e poi con un’amica in Giordania senza avere mai alcun tipo di problema, portando il velo sui capelli.
Due anni fa ho trascorso le vacanze di NAtale da sola in Palestina dove ho alcuni amici che mi hanno portato con loro a visitare i campi profughi.
Conosco un posto nel Sinai, è il mio segreto, nascosto tra monti impervi, un’oasi di pace dove lo spirito si perde e non vorresti tornare più.
Da vecchia, quando mio figlio e mia figlia saranno grandi, vorrei trasferirmici e lì scrivere e stare in pace.

Non vi ho mai raccontato questa parte della mia vita perchè credo di fare già molto senza dovere dire anche ciò che vorrei restasse riservato.
Trovo indecenti le polemiche di questi giorni, mi hanno dato la misura della miseria del Paese in cui vivo, che dolorosamente amo.
La pochezza di taluni, che avrebbero gli elementi per non essere meschini perchè hanno cultura e conoscenza, si è manifestata fino a volere tentare di creare una divisione tra chi vuole riconosciuti la violenza di Colonia, e di conseguenza non amerebbe i popoli islamici e chi li minimizza perchè rispetterebbe i migranti.
Miserabili. Non trovo altra parola.
Noi, andiamo avanti.Che molto c’è da fare.

«Che si convochi Aruru, la grande,
fu lei a creare l’umanità così numerosa:
che sia lei a dar vita alla controparte di Gilgamesh, che sia possente
e che possa contrastarlo, ed Uruk ne venga alleviata!».

Convocarono Aruru, la grande:

«Tu, Aruru, creastì l’umanità,
ora dai vita al pensiero di An».
«Sia egli la controparte del suo cuore burrascoso,
che possa contrastarlo, ed Uruk ne venga alleviata!».
La dea Aruru udite queste parole
diede vita al pensiero di An.
La dea Aruru lavò le sue mani,
prese un grumo di argilla, lo gettò nella piana.
Nella piana lei creò Enkidu, l’eroe,
creatura del silenzio, reso forte da Ninurta.”

Buonanotte