Se inserite il nome ” Martina” nei motori di ricerca, ai primissimi posti vedrete il nome di Martina Levato, la 23enne che ha colpito con l’ acido il suo ex partner e che ora ha avuto un figlio.
Se inserite il nome “Paola” nei motori di ricerca, non trovate il nome di Paola Clemente, la 49enne morta di schiavitù in Puglia.
Questo semplice esercizio che consigliamo vivamente alle/agli insegnanti che hanno a cuore l’ autonomia di giudizio dei e delle loro allieve, rileva in maniera non più semplicemente preoccupante bensì devastante, il grado infimo a cui il giornalismo italiano ė arrivato.
Intorno al caso di Martina Levato si ė sollevato un interesse pruriginoso e morboso come nei casi di Avetrana e Cogne. Casi isolati da cui poco o nulla abbiamo da imparare poiché sono storie di singole persone, drammatiche certo, ma casi comunque di cronaca. Su questa storia i maggiori quotidiani, non solo i settimanali di gossip che alternano il sedere di Belen al bambino di Martina, stanno producendo pagine e pagine di inutili analisi.
Sul caso di Paola Clementi invece si scrive meno: lí sí che ci sarebbe da fare fatica, lí si che ci sarebbe da infastidire qualcuno svolgendo il lavoro di giornalista.
Il caso di Paola Clemente racconta del divario enorme tra Nord e Sud del Paese, racconta di condizioni di lavoro da quinto mondo. Mette il dito nella piaga del caporalato, della paga a 2 EURO L’ORA, nella vergogna senza fine di donne trattate come bestie che si accollano lavoro di casa, crescita dei figli e lavoro nei campi.
DUE EURO L ORA.
E allora dai, avanti così con le coscienze addormentate a non mettere mai nulla in discussione.
Leggiamo 30 pagine sul perché Sara ė stata uccisa e Martina ha voluto questo figlio: tristissimi casi verso i quali nutrire infinita pietà. Casi di semplice cronaca.
Che ci distraggono da delitti terribili che potrebbero invece essere evitati.
Ma che nessuno vuole più raccontare in un Paese al 70 esimo posto della classifica sulla Libertà di Stampa e dove un premier e le sue scattanti collaboratrici negano la necessità di una degna e fiera Rappresentante dei Diritti delle Donne che avrebbe dovuto commemorare, onorare, discutere combattere per la morte di Paola Clemente.
Il silenzio di questo governo non ė solo imbarazzante. Ė una vergogna senza più appello.