“E se Formigli invita solo poche donne, una ragione ce l’avrà, è bravo lui”
“Fazio non è sessista, lo assicuro io”
“Ma basta con questi articoli e desinenze al femminile! SI è sempre detto avvocatO, lo sai lei Zanardo? Cosa dice? Lo raccomanda anche la Crusca il femminile?Eh boh..”
“Caro direttore, come la capisco, queste femministe sono proprio vetero”
“Ma insomma, basta con ‘ste quote! se non ci sono donne brave come gli uomini, che invitino gli uomini in tv. Se una è brava la inviterebbero”
“Le sceme che vanno in tv a farsi riprendere il c..o lo vogliono loro. Sono sceme. Io non ci andrei. Comunque: libertà che ognuno faccia come vuole”

Tutti i commenti sopra, un campione tra migliaia, sono proclamati su twitter, facebook ai convegni.
Da DONNE.
E dunque se alla fine del nostro noto documentario “Il Corpo delle Donne” terminavo chiedendo di che cosa avessimo paura per accettare l’umiliazione della rappresentazione che di noi fanno i media, ora chiedo
“Quanto male ci hanno fatto?
Quanto dolore avete nel cuore, quanto avete dovuto rinnegare il fatto che foste donne, quanto?
E’ con grande compassione e partecipazione ascolto donne che non vogliono essere nominate al femminile, donne che danno ragione agli uomini misogini che non invitano donne in trasmissione, donne che fanno comunella con uomini misogini deridendo le ‘femministe’ mentre ridacchiano.
Quanto male vi hanno fatto?”
Perchè non c’è altra spiegazione.

Male quando da bambina a vostro fratello/cugino attribuivano un trattamento migliore del vostro solo perché maschio?
Male perché si parlava in casa degli uomini che avevano un futuro professionale radioso e lo stesso non valeva per le donne?
Male quando vi hanno detto: ma tanto tu avrai figli, lascia perdere matematica/fisica/medicina?
Male quando guardavate milioni di figurine donnine in tv reggere la parte a uomini idioti e beceri?
Malissimo quando avete compreso che l’autorevolezza E’ maschile e dunque voi a questo maschile avete voluto aderire?

Sere fa raccontavo ad ‘un’amica coetanea, professionista plurilaureata, delle mie battaglie per avere più donne nei programmi tv.
“Sai, spesso non ce ne è neanche una nei programmi” dicevo.
“Non ce n’è neanche una, o ce n’è almeno una? perchè fa una grande differenza sai? lo sai?” mi ha investito quasi gridando, rossa in volto.
“Voglio sapere se ce n’ è una, almeno una, allora la tua battaglia è inutile” sempre più alterata.
Ho lasciato perdere.

Perché? Perché mi sono chiesta poi a letto ore dopo.
Perché, care amiche, questa battaglia mette in discussione tutta la nostra vita.
L’ho sperimentato sulla mia pelle.
Mette in discussione i nostri compagni, fidanzati e purtroppo anche matrimoni.
Mette in discussione amicizie, anche profonde.
Mette in profondissima discussione il nostro essere madri, oh come lo mette in discussione!
E il nostro relazionarci col mondo.
E come siamo nel posto di lavoro.
E come siamo nella vita.
Come siamo in vecchiaia, fino alla morte.

Il mio percorso è iniziato molti anni fa, tanti.
Ho preso decisioni durissime per il mio essere…femminista?
Non so, qui direi meglio “per onorare chi sono nel profondo e non rinnegare l’enorme lavoro delle donne che mi hanno preceduta e dato la vita per garantirmi i diritti che ora ho.
E’ faticoso vero amiche ?

Lo è.
Perchè se hai un compagno/marito che ridacchia quando si parla di diritti delle donne, che sminuisce la tua fatica,che esclama” quelle tue amiche invasate”., che non collabora e tutta l’enorme fatica della cura dei figli e della casa è su di te..ecco, anche se lo amiamo tanto..quel suo comportamento ci interroga: “E’ questo l’uomo che voglio mi accompagni nella vita?”
E se la risposta a fatica fa capolino nel nostro cuore ed è un “No” quanta giusta paura delle conseguenze!
E allora quel “No” si ricaccia in fondo in fondo al cuore. Per non sentirlo. Per non udirlo e farci andare bene la vita che non avremmo voluto.
E allora l’amica che ci parla di diritti ci da fastidio, perché ci ricorda i nostri diritti che non stiamo rispettando.
O magari abbiamo aderito tutta la vita ad un modello maschile di carriera e alla fine ce l’abbiamo fatta, siamo lì “direttorE”
c.z.o ! al maschile! Siiiiii ! Sono direttorE più brava di tutti e tutte.
E allora quando ci chiedono di nominarci direttorA, direttrice…eh no!
Perchè tutta la fatica fatta per essere “come gli uomini” e il dolore spesso represso, a cosa sono serviti…?

Comprendo, comprendo.

Ma sono qui a ricordarvi che è dura o è stata dura per tutte.
Altra strada che quella della fatica, amiche qui, non c’è.
Qualsiasi azione intrapresa in onore dei nostri diritti più profondi, è da rispettare.
Non è una ragione egoistica: non si parla di assecondare una passione passeggera.
“Ho doveri più sacri di quelli verso di te che sei mio marito e verso i miei figli” esclama Nora, nel dramma di Ibsen ‘Casa di Bambola’ fissando il marito negli occhi: “Il dovere verso me stessa”
Capite? Ibsen a fine ottocento, fa dire a Nora, moglie borghese e sottomessa, che i diritti verso noi stesse sono sacri.
Sono sacri, comprendete?

Nessuna paura, allora! Siamo qui per sostenerci!
Lo so ora cosa si fa strada nelle nostre teste:la solidarietà delle donne pare valere meno dell’apprezzamento maschile.
Tra una Zanardo che ci ricorda di combattere per essere VIVE e un uomo, giornalista o filosofo, che ironico vi guarda chiedendo “Non sarai… femminista?” è più facile scegliere quest’ultimo. Lo so. E’ molto più facile, comodo e tranquillizzante.
Ma non si può fare.

Perchè quell’adesione al vecchio modello tranquillizzante patriarcale, ci ha fatto smarrire per millenni, rinnegando noi stesse.

“Io non rammento di essere stata padrona di scegliere tra il mio bene e il mio male..e non a causa di tante usanze che sono mutate, ma proprio per una mia condizione intima: nei miei 20 anni ( marito e figli) erano già nella mia sorte, più ancora che nella mia vocazione.Non avevo che da affidarmi, ubbidire. A pensarci bene mi sembra che sia questa la causa dell’inquietudine di mia figlia: la possibilità di non ubbidire”

Ed è dunque questo, amiche mie preziose, l’augurio che vi porgo, per tramite di Valeria, la splendida protagonista di “Quaderno proibito ” di Alba de Cespedes:

che il 2018 ci dia la forza di affrontare l’inquietudine della nostra disobbedienza.

VI abbraccio forte.

(troverete questa lettera anche sul blog)