Ragazze, che dai loro profili FB appaiono giovani e colte e preparate, esortano una donna adulta ad usare toni più pacati.
Ragazze che frequentano corsi universitari e tutto sanno, teoricamente, sul femminisimo, che passano anni ad analizzare il pensiero di donne che spesso furono violente nelle loro esternazioni.
Ragazze, che conoscono i gender studies, discorrono dell’emancipazione delle donne, di NAomi Wolf e di Carla Lonzi, che immagino sedute per tempi interminabili alle loro scrivanie, a sottolineare, a fare schemi a preparare esami.
Mai, mi domando, le coglierà il pensiero che tutta quell’analisi servirebbe poi ad AGIRE?
Ricordo un ragazzo, studiava filosofia, un giorno esclamò “Tu conosci te stesso solo nell’incontro con l’altro!” Lo sguardo sicuro di un elite intellettuale. Lo guardai a lungo con tenerezza: a cosa mai gli serviranno anni di filosofia in cui apprende concetti importantissimi se poi mai, lo conoscevo bene, applica nulla di ciò che impara, alla sua vita?
Una di voi, due post qui sotto, mi ha consigliato di essere “attenta a non vanificare lo sforzo con questi toni “di pancia”, violenti e sempre poco lucidi.”
Che tempi strani ci è dato, mi è dato di vivere.
Tempi dove le trentenni definiscono la passione alla vita, l’impegno al cambiamento “di pancia” e questa definizione suona ai loro orecchi terribile, loro che finalmente sono donne “di testa”.
Care ragazze, sono una donna volutamente anche “di pancia”. Essendo stata per anni “di testa” ho impiegato poi 20 anni ad unire la mia parte intellettuale a quella più viscerale, là dove la cultura cinese e indiana individua il “chi” un secondo cuore, più completo forse.
Vi comprendo: anni per farci accettare dalla Comunità degli Uomini Alfa, anni a gridare” anche noi siamo intelligenti”.
E ce l’abbiamo fatta, ma tutto questo ha un prezzo troppo alto.
Non serve a nulla studiare il femminismo sui libri, mi prendo la responsabilità di ciò che dico.
Non serve analizzare le teorie, serve oggi ESSERE PARTIGIANE nella e della vita.
“Saranno le azioni a cambiare il mondo, non le parole” e lo diceva Emmeline Pankhurst, vecchia ottocentesca e aristocratica. Che ad un certo punto della vita si accorse che la teoria quando eccede, è nemica del cambiamento.

Nessuna paura ad unire le nostre parti, saremo utili al mondo se sapremo “unire”. Non ripercorriamo strade già percorse da altri: mettiamoci in gioco con modalità nuove.
Se “pancia” è passione, vita, impegno, sana incazzatura, azioni ben programmate e ponderate, viva la pancia.
Anche da questa “pancia” è nato un documentario che ha dato da discutere per anni e ha provocato terremoti. Non male. 12 milioni di coscienze in subbuglio.

DItemi voi come pensate di apportare cambiamenti al mondo.
Io, il mio modo, lo mostro giornalmente