C’era una volta un Paese dove ne succedevano di tutti i colori.
Era un Paese dove la confusione regnava suprema, e i poveri cittadine e le ancor più malandate cittadine, si arrabattavano a seguire i voleri del feudatario di turno.
Proprio perché poveri e malandati i cittadini e le cittadine non erano più in grado di scegliere il loro signore e lo eleggevano così, a casaccio. Bastava che arrivasse un signorotto da lontano e promettesse: “Non pagherete più le tasse!” e i poveri cittadini ci credevano tutti contenti che fosse arrivato un benefattore a rendere loro la vita più facile.
“Ma è una promessa bugiarda! “direte voi. Certo. Ma quei poveri cittadini e ancora più povere cittadine non avevano gli strumenti per comprendere. Gli infingardi signorotti che si erano alternati sul trono, li avevano resi grandi fanciulloni e ancor più fanciullone, stregandoli con immagini…ecco, cretine, dozzinali, pruriginose. Insomma immagini che normalmente susciterebbero lo scherno e le risa di uomini e donne adulte.
Ma in quel Paese gli adulti veri erano pochi.
E i feudatari regnavano dunque beati e incontrastati.
Erano i poveri abitanti di questo povero Paese così regrediti ad uno stadio infantile e così disabituati a esercitare i loro diritti che, nonostante il loro Paese facesse parte di una grande Federazione di altri Paesi, mai valicavano i confini per vedere di là come si stesse.
O meglio, alcun ci andavano, ma tornando tenevano la bocca ben cucita.
“E perché mai ?” chiederete voi.
Perché negli altri Paesi limitrofi i cittadini e le cittadine si erano fatti furbi e ne sapevano assai più dei nostri creduloni.
E davano del filo da torcere ai loro feudatari, si facevano insomma rispettare.
Ma i nostri, poverini erano così inconsapevoli dei lori diritti, che mai mettevano in discussione le capacità del feudatario e dei suoi collaboratori.
Tanto erano asserviti e impauriti, che all’arrivo di un nuovo signorotto, fosse stato anche deforme, privo di senno o lestofante, i nostri poveri cittadini si inchinavano e cercavano di farsi benvolere.
“E perché mai?” chiederete voi stupiti.
Perché per loro, vi parrà strano ma è la verità, era divenuto “normale” ciò che a voi appare come assai bizzarro.
Pensate che poteva arrivare uno straniero da lontano, insediarsi con modi da brigante sul trono, proclamare di essere a favore, assolutamente a favore! dei poveri cittadini; compiere poi azioni assolutamente contrarie al benessere di questi e..
Niente. I nostri poveretti non si accorgevano di niente.
C’era invero una piccola parte di cittadinanza che comprendeva l’imbroglio, che si accorgeva dei lestofanti e delle loro manovre.
“Ah” direte voi ” allora questi davano avvio ad una rivolta, seppur piccola?”
No.
Riconoscevano certo che gli occupanti del trono erano figure meschine. Ma tacevano e anzi facevano salti e salamelecchi e mille moine per ottenere favori e privilegi dal re, idiota, di turno.
Le donne di questo Paese erano ancora più malandate. Si accorgevano. o se si accorgevano! di venire turlupinate, gabbate, buggerate giornalmente.
Ma, come sapete, è dura liberarsi dalla schiavitù quando ti ha mangiucchiato il corpo ma ancor più l’anima.
E dunque si inchinavano al signorotto e alla signorotta di turno.
E Questi, dei loro bisogni, se ne infischiavano.
Ma le nostre, zittite e asservite, si inchinavano comunque.
“Chissamai” pensavano ” che prima o poi ne ricavi un beneficio”.
Mai sfiorava loro la mente di ridere apertamente di fronte alla signorotta di turno svelandone l’incompetenza nemmeno tanto nascosta.
“Ma un caso simile non lo ha già raccontato un tale Andersen in una fiaba dove c’è un bambino che svela l’idiozia di un re?” direte voi.
Eh sì, avete ragione.
Ma non tutti imparano velocemente. La fiaba c’è, l’abbiamo letta tutti e tutte! ma tra leggerla e metterla in pratica…capirete che ne passa.
Ora nel Paese dei poveretti e delle ancor più poverette, mi racconta un amico che lì è stato, il signorotto di turno ha messo a punto uno scherzo cattivo, ma proprio cattivo ai poveri nostri abitanti del povero poverissimo Paese.
Ha messo su alcuni troni, scanni e poltrone in tutto il Paese delle…capre.
“Capre?”direte voi
Sì capre.
Animali miti ma pur sempre capre.
Voleva vedere il signorotto, quanto succubi sono i suoi, e purtroppo ancor più, le sue cittadine.
Ebbene, pare che nessuno dei poveri e ancor più povere cittadine si sia accorto che il Paese non è più retto da umani.
Regnano le miti capre senza intoppi.
I nostri, ma ancor più le nostre si inchinano come sono use a fare da secoli.
Non è chiaro se qualcuno o qualcuna di loro si sia accorto dell’orribile scambio.
Pare che tutto scorra.
Come prima.
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