In questi giorni non ho purtroppo il tempo di scrivere. Sto attraversando uno di quei “Tempi delle Donne”, e so con certezza che tutte qui sapete cosa intendo o almeno le più adulte tra voi, in cui il Lavoro di Cura mi occupa gran parte della giornata. Altro per ora non mi sento di dire.
Lavoro di Cura che quando si rende necessario, cancella il resto. Per resto si intende non il lavoro che ci da da mangiare-come si farebbe altrimenti-ma lo spazio faticosamente costruito in decenni, quella Stanza Tutta per Sè, quel Quaderno Proibito, che eravamo riuscite a metterci da parte, come le monetine che si risparmiano.
Ma di questo furto di tempo non mi lamento, accetto.
Ma non supinamente, non da sconfitta, accetto perchè un altro modo non è dato, lo so, lo vedo.
Forse un altro modo di intendere il LAvoro di Cura si farà strada, ma ad oggi ci sono le donne. E quello che hanno messo in campo nei PAesi del Nord per una volta non mi piace, lo Stato si fa carico dei bisognosi ma l’amore non è un obbligo statale. Ed è terribile.
Ciò detto mi perdonerete se dico solo due cose due sui fatti accaduti di recente.
Emmanuel a Fermo non è stato ucciso dal cattivo che una volta archiviato come “di destra aggressivo ultrà” lascia in pace le nostre coscienze.
Emmanuel a Fermo, come ha ben spiegato anche Baumann scrivendo della paura del diverso, è stato vittima del cortocircuito tra paura e odio. Un PAese ignorantissimo come il nostro dove lo Stato NON INVESTE in educazione agli adulti/e, dove si chiede ai cittadini/e di “essere buoni” non ritenendo di intervenire con programmi sulla Diversità, è destinato a rivivere episodi terribili come quello di Fermo.
Pensavo ieri sera ad una lettrice che mesi fa metteva in dubbio la classifica che ci vedrebbe uno dei PAesi piu infelici del mondo. Impossibile, si sosteneva, siamo il Paese più bello del mondo.
Possibile invece.
Perchè leggere del disastro ferroviario in Puglia, sapere non solo del binario unico! ma di sistemi di controllo rimasti al tempo della prima ferrovia Napoli-Portici, immaginarsi dove saranno finiti i finanziamenti, e poi leggere sui maggiori quotidiani che un macchinista uno, un singolo umano piccolissima parte di un ingranaggio malato e putrescente, viene preso a “responsabile” di un disastro che è responsabilità invece di uno Stato, ecco tutto questo ci rende tristi, tristi tristissimi.
Nemmeno più incazzati.
Tristi da morire.
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